I bambini affetti da Disturbi Specifici dell’Apprendimento non sono pigri (e neanche i loro insegnanti). Ecco come ottenere una diagnosi in modo corretto.
I Disturbi Specifici dell’Apprendimento (anche conosciuti come DSA) si manifestano in età infantile con l’ingresso a scuola, e comportano una serie di difficoltà nell’uso di abilità scolastiche quali lettura, scrittura e calcolo matematico.
Secondo il Manuale Diagnostico DSM 5, la prevalenza di DSA nel mondo è di 5%-15% tra i bambini in età scolare trasversalmente a linguaggi e culture differenti (APA, DSM 5, 2014). In Italia gli ultimi dati MIUR affermano che gli alunni con DSA sono 298.114, pari al 4,9% (MIUR, Novembre 2020).
Ma quando possiamo parlare di effettive “difficoltà”? Generalmente quando le abilità scolastiche del bambino non sembrano essere propriamente in linea rispetto a quanto ci si aspetterebbe per l’età anagrafica, per la classe frequentata e per la qualità di istruzione ricevuta.
Le diverse forme di DSA
Andando più nel dettaglio, in base alle criticità individuali riscontrate, è possibile distinguere il disturbo specifico dell’apprendimento come segue:
- Dislessia: quando il bambino presenta una lettura lenta, non accurata e poco fluente. Risultano scarse le abilità di decodifica e spelling di parole o di “non parole” (che, cioè, non esistono nel vocabolario). Ma anche di numeri e simboli.
- Disortografia: quando notiamo una minore correttezza ortografica nell’uso di punteggiatura grammatica ed espressione scritta che appare poco chiara e disorganizzata.
- Disgrafia: nei casi di lentezza nella scrittura o di scarsa qualità del tratto grafico. Oppure di difficoltà nel rispettare spazi, margini e orientamento orizzontale dello scritto.
- Discalculia: quando si riscontrano difficoltà nell’elaborazione di informazioni numeriche, nell’imparare formule e nell’eseguire calcoli in modo accurato e fluente.
Queste forme di DSA possono presentarsi sia singolarmente che in concomitanza l’una con l’altra. Questo dipenderà dalle specifiche caratteristiche neurobiologiche del bambino.
Conosci un minore che potrebbe soffrire di Disturbi Specifici dell’Apprendimento?
I luoghi comuni da sfatare
Quando si parla di Disturbi Specifici dell’Apprendimento è importante sfatare alcuni miti: innanzitutto non si tratta di bambini “pigri”. Hanno anzi un quoziente intellettivo pienamente nella norma ma soffrono di un disturbo neurobiologico determinato geneticamente. Per questo incontrano maggiori difficoltà nell’automatizzare specifiche abilità di apprendimento.
Inoltre la presenza o meno di DSA non dipende dalla qualità dell’insegnamento ricevuto o da condizioni socioculturali. I fattori ambientali possono certamente rappresentare dei fattori esacerbanti, ma non costituiscono la causa scatenante di un DSA.
La diagnosi di DSA
Pertanto, per porre una diagnosi chiara ed univoca di DSA è necessario rivolgersi a professionisti esperti in valutazioni neuropsicologiche. Attraverso la somministrazione di test standardizzati, questi potranno inquadrare la condizione degli apprendimenti e proporre un piano di intervento mirato.
La diagnosi di DSA in Italia può essere posta alla fine della seconda elementare per dislessia, disortografia e disgrafia ed alla fine della terza elementare per la discalculia (Consensus Conference, 2010). È tuttavia possibile valutare un bambino anche prima di tale soglia d’età, al fine di inquadrare precocemente gli indizi di un probabile DSA e mettere in atto fin da subito alcune accortezze didattico-psico-educative.
È di fondamentale importanza porre una diagnosi di DSA per adeguare l’assetto didattico alle specifiche esigenze educative del bambino ed andare così a minimizzare gli effetti secondari di questa patologia, ossia ansia da prestazione, difficoltà relazionali, sintomatologia depressiva, problemi comportamentali e bassa autostima. Per questo motivo è utile predisporre per i bambini con DSA anche un percorso supporto psicologico.