Ecco come sconfiggere preoccupazioni, tachicardia, attacchi di panico, agitazione, tensione muscolare e disturbi del sonno con l’aiuto del terapeuta.
Quante volte ci è capitato di dire: “Sono sempre in ansia quando succedono queste cose”? Oppure: “Sono nervoso/a, sono sempre in ansia”. O ancora: “Quando penso all’esame da sostenere mi viene l’ansia!”. Ma l’ansia è sempre uno stato d’animo negativo e patologico? Oppure a volte può essere positiva? Analizziamo nello specifico.
L’attesa di un evento
L’ansia è un’emozione caratterizzata da una spiacevole sensazione di preoccupazione, associata ad un atteggiamento di attesa di un evento. Pertanto una delle funzioni fondamentali dell’ansia è quella di allertare le nostre capacità anticipatorie. In tal modo attiviamo la riorganizzazione dei processi mentali e affettivi di fronte a nuovi contesti, situazioni e obiettivi. L’ansia è un potenziale fattore di adattamento alle nuove situazioni e incide sulle nostre capacità di riuscita. Affrontare una prova, come un esame universitario per esempio, naturalmente può essere più “facile” se i processi di attenzione e concentrazione vengono attivati positivamente.
Pensi di soffrire di disturbi d’ansia?
L’ansia, però, diventa disturbo nel momento in cui perde la sua funzione di adattamento positivo e diviene uno stato emotivo caratterizzato da preoccupazioni persistenti ed eccessive riguardanti diversi ambiti. Essa diviene di fatto l’anticipazione di una minaccia. E associandosi a comportamenti di vigilanza, prudenza o di evitamento, rischia di inficiare il rendimento lavorativo o scolastico. In tal caso l’individuo può sperimentare sintomi fisici come irrequietezza, sensazioni di agitazione o tensione. Oltre a tachicardia, facile affaticamento, difficoltà di memoria, irritabilità, tensione muscolare e disturbi del sonno.
I diversi tipi di disturbi legati all’ansia
Per stabilire se l’ansia sia adattiva o patologica si effettua un assessment di valutazione, comprensivo di colloqui e test standardizzati. I disturbi d’ansia costituiscono una categoria diagnostica ampia. Alcuni quadri, inoltre, si sviluppano in età infantile e tendono a persistere nell’età adulta se non vengono curati. Di seguito vengono descritti alcuni dei più frequenti disturbi d’ansia.
I bambini con più di 6 anni con un comportamento “appiccicoso”, che mostrano eccessiva paura o si rifiutano di uscire da casa per andare a scuola potrebbero avere un Disturbo d’ansia da separazione. Ogni volta che si allontanano da casa o dalla persona di riferimento possono lamentare malesseri anche fisici, veri o presunti.
Quando un bambino non parla in situazioni sociali specifiche in cui ci si aspetti che parli (per es. scuola) siamo di fronte al mutismo selettivo. Questa condizione interferisce con i risultati scolastici o con la comunicazione sociale. L’esordio avviene di solito prima dei 5 anni ma il disturbo può non giungere all’attenzione clinica fino all’inizio della scuola.
Fobia Specifica
Quando sono presenti paura o ansia marcate e spropositate verso un oggetto o situazione specifiche (per es. volare, altezze, animali, ricevere un’iniezione, vedere il sangue) parliamo di Fobia Specifica. Per prevenire o ridurre intenzionalmente il minimo contatto con gli oggetti fobici temuti sono messi in atto comportamenti di evitamento attivo. I tassi di prevalenza sono circa del 5% nei bambini e di circa 16% negli adolescenti dai 13 ai 17 anni. Le femmine risultano più colpite rispetto ai maschi, con rapporto di 2:1.
Fobia sociale
Talvolta si sperimentano sentimenti di imbarazzo e di umiliazione. In altri casi si teme di essere rifiutati in contesti sociali e viene manifestata paura o ansia sproporzionata durante le interazioni sociali. Sostenere una conversazione in pubblico, oppure eseguire una prestazione (per esempio un discorso), o ancora essere osservati (per esempio mangiare o bere in pubblico) può essere percepito dalla persona come ansiogeno. In tali casi si può parlare di Disturbo d’ansia Sociale o Fobia Sociale. In queste situazioni l’individuo può sperimentare ansia anticipatoria e mettere in atto comportamenti di evitamento. Nei bambini l’ansia può essere espressa piangendo, con scoppi di collera, con immobilizzazione (freezing), aggrappamento (clinging) oppure ritiro (shrinking).
Attacco di panico
Quando una persona sperimenta una comparsa improvvisa di paura o disagio intensi unita a sintomi fisici quali palpitazioni, tachicardia, sudorazione, dispnea, dolore al petto, sensazione di svenimento o di “testa leggera”, sensazione di irrealtà (come per esempio, quella di sognare) può dire di avere avuto un Attacco di panico. La persona che ha tale disturbo ha il pensiero persistente che l’attacco di panico possa manifestarsi nuovamente e che possa avvenire in pubblico. Per tali motivi vengono messi in atto comportamenti di evitamento per impedire che si verifichi un attacco di panico.
Agorafobia
L’individuo che teme o evita situazioni in cui sarebbe difficile fuggire, come trovarsi in spazi chiusi (per es. ascensore, negozi) oppure in luoghi pubblici (ad es. trasporti pubblici, stare in fila o tra la folla) o paura di ricevere soccorso nel caso abbia un attacco di panico, ha il Disturbo di Agorafobia. Ogni anno l’1,7 %° di adolescenti e adulti riceve tale diagnosi. Nel 30% della popolazione sono presenti segni di ansia e di agorafobia prima di un esordio di attacco di panico.
La terapia cognitivo-comportamentale risulta quella più efficace sui disturbi d’ansia perché lavora sulla valutazione cognitiva disfunzionale della persona. Sia sull’evento che sulla conseguente attivazione fisiologica. Le tecniche più utilizzate sono il rilassamento progressivo, il training autogeno, il problem solving, l’esposizione graduale. A cui si ggiunge la ristrutturazione cognitiva.