Il bambino mette in atto schemi comportamentali legati all’attaccamento con una figura significativa. Tali schemi avranno conseguenze sulla sua personalità
Contenuti:
- La teoria dell’attaccamento
- Schemi comportamentali del bambino
- I modelli operativi interni
- I pattern di attaccamento
- Gli studi di Mary Ainsworth
- Sotto-tipi di attaccamento
- Conclusioni
La teoria dell’attaccamento
I principali contributi di John Bowlby (Londra, 1907-1990) riguardano le sue ipotesi su un sistema motivazionale che spinge il bambino ad una specifica relazione con la madre definita di “attaccamento”, ispirando nuovi metodi, concetti e modi di osservare i principali fenomeni relazionali dello sviluppo umano.
Le occasioni di formazione che portarono Bowlby all’interesse per lo sviluppo infantile furono principalmente due: l’esperienza di volontariato presso una casa di ragazzi disadattati e un incarico ricevuto dall’Organizzazione Mondiale della Sanità la quale, nel 1950, si propose di intraprendere uno studio sulle condizioni di salute mentale di bambini senza famiglia e affidati a istituti.
La ricerca venne affidata a Bowlby, allora Direttore del dipartimento “Child Guidance” della Tavistock Clinic di Londra. Egli si occupava già da anni di psicopatologia infantile a aveva pubblicato numerosi articoli trattando aspetti che riguardavano le influenze dell’ambiente sulla maturazione psicologica del bambino. Nel 1951 pubblicò una monografia richiestagli dall’OMS, con il titolo Maternal Care and Mental Health, dove vengono trattati i comportamenti di separazione dei bambini dalle loro madri, osservando gli effetti della deprivazione materna. Il libro venne pubblicato in Italia solo nel 1957 con il titolo Cure materne e igiene mentale del fanciullo.
Tale pubblicazione gli offrì la possibilità di essere conosciuto a livello internazionale, introducendo l’importanza del concetto di cure materne come requisito fondamentale per un sano sviluppo psicologico. Per cure materne si intendono non solo le risposte ai bisogni basilari del bambino ma soprattutto le risposte affettive alle richieste di accudimento e di protezione.
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Una carenza di tali cure, se reiterata nel tempo, può provocare gravi danni sulla formazione della personalità, riflettendo disturbi in età adulta (già lo psicologo austriaco Renè Spitz aveva evidenziato come causa di morte di alcuni bambini ospedalizzati, la carenza di cure materne). Bowlby infatti ipotizza che la perdita della figura materna, possa generare reazioni e processi psicopatologici. Tali reazioni e processi agiscono nell’adulto che risente di separazioni subite nella prima infanzia, e si manifestano come stati di angoscia o nella incapacità di stabilire rapporti profondi.
Questi sono, dunque, i contesti che spinsero l’autore a concentrare l’attenzione sugli effetti della separazione tra madre – bambino anche come indice possibile di psicopatologie future.
In seguito la sua analisi si spostò dall’osservazione delle separazioni all’osservazione della relazione della diade madre-bambino utilizzando un approccio interdisciplinare che caratterizzerà il suo lavoro e lo porterà ad elaborare la sua tesi.
Schemi comportamentali del bambino
Gli studi di Bowlby e dei suoi collaboratori hanno evidenziato come i primi legami che ogni bambino instaura con le figure di riferimento, dipenda da un bisogno innato di entrare in contatto con gli appartenenti alla propria specie. Secondo l’autore, il bambino mette in atto schemi comportamentali finalizzati all’attaccamento con una figura significativa; tali schemi tendono a svilupparsi naturalmente quando le condizioni lo permettono.
Sulla base di questo Bowlby definisce il comportamento di attaccamento come quello che mostra una persona nel mantenere la prossimità e vicinanza ad un’altra ritenuta in grado di affrontare il mondo in modo più adeguato, è inoltre organizzato e regolato in senso cibernetico: parte da un esame delle circostanze; si attiva quando il bambino percepisce un pericolo in assenza della figura di riferimento e cessa con la vicinanza di quest’ultima.
Tale comportamento ha una funzione biologica di protezione ed è osservabile in tutti gli esseri umani. Bowlby considera l’attaccamento come una motivazione primaria, cioè un bisogno primario del bambino e non una conseguenza del soddisfacimento di bisogni alimentari o fisici. Il legame che unisce la madre al bambino non si instaura sulla base del soddisfacimento dei bisogni alimentari, piuttosto sulla base di predisposizioni innate alla continuità e stabilità del rapporto.
Lo stile di attaccamento influenza lo strutturarsi della personalità regolando l’adattamento all’ambiente e alle persone. A seconda di come il bambino vive questo rapporto con le figure significative si svilupperà il proprio senso di sé e di conseguenza la capacità di relazionarsi agli altri, di affrontare i momenti critici della vita o di cambiamento.
I modelli operativi interni
Bowlby si è concentrato su come le relazioni di attaccamento sperimentate nel primo anno di vita possano diventare dei modelli di organizzazione del sé e delle relazioni future di un individuo. Egli sostiene che durante le interazioni quotidiane con i genitori, il bambino costruisce rappresentazioni mentali di sé stesso e delle figure significative per lui. Queste rappresentazioni gli serviranno a creare delle aspettative e rendere prevedibili le relazioni che instaurerà.
Nel corso dell’interazione con l’ambiente, il bambino forma “dei modelli del mondo e di sé stesso nel mondo, con l’aiuto dei quali percepisce gli eventi, prevede il futuro e costruisce i propri programmi” (Bowlby, 1969). Questo avviene intorno al primo anno di vita; il bambino organizza le relazioni affettive in termini di Modelli Operativi Interni del sé e delle figure di attaccamento, nonché di sé in relazione con l’altro.
Questi modelli hanno la funzione di pianificare il comportamento di attaccamento, di strutturare, interpretare e organizzare le percezioni, i pensieri e i sentimenti verso di sé e verso i genitori. Sono modelli considerati complementari perché emergono dall’interazione dinamica della diade madre – bambino e hanno il potere di influenzarne la personalità.
La struttura di queste rappresentazioni misura il grado di fiducia che il bambino mostra nella relazione di attaccamento, la quale, a sua volta, gioca un ruolo fondamentale nella loro costruzione. La disponibilità di affetto mostrata dal genitore non si esaurisce con la mera presenza fisica; il processo che porta alla formazione di un modello adeguato risulta notevolmente complesso e basato sulla sintonizzazione affettiva (Share,1994, cit in Fonagy 2001), concetto che verrà approfondito più avanti.
Il termine “operativo” sta ad indicare come il modello sia utilizzato dall’individuo in caso di bisogno, quasi fosse uno strumento di categorizzazione della realtà relazionale in continuo sviluppo. In questo modo il bambino mette in atto dei comportamenti in base alle conoscenze acquisite nella relazione che lo guideranno a fare previsioni sulle risposte che comporteranno le sue azioni.
Ciò avviene al di fuori della consapevolezza. È un processo abituale, preverbale e automatico che nei primi anni di sviluppo è relativamente aperto al cambiamento.
In futuro, invece, sarà sempre più stabile e meno influenzabile a modificazioni (Bowlby, 1969). Infatti, col passare del tempo è sempre più difficile che avvengano rielaborazioni di tali modelli; solo eventi di importante contenuto psicologico potrebbero rendere possibile una loro riorganizzazione. Questo perché verranno utilizzati dall’individuo come punto di riferimento nelle esperienze relazionali future. Una caratteristica di questi modelli consiste nel dare una chiave di lettura per la comprensione del mondo influenzando l’esperienza sociale.
I pattern di attaccamento
Lo studio dell’etologia e la prospettiva evoluzionista, offrirono a Bowlby il sostegno per la costruzione del concetto di attaccamento, attribuendo notevole considerazione alle influenze genetiche e ambientali in ogni percorso evolutivo.
Nei suoi studi emerge prevalentemente l’importanza del ruolo dell’ambiente nel processo evolutivo, dimostrando che la ricerca del legame da parte del bambino nel suo primo anno di vita è un bisogno autonomo e distinto da quello alimentare e sessuale (come invece sosteneva la teoria dello sviluppo classica di Freud), che si orienta anch’esso verso la sopravvivenza ed è biologicamente determinato.
La teoria dell’attaccamento ha aperto la strada a innumerevoli ricerche soprattutto per via del suo carattere scientifico, scegliendo un metodo di studio rigoroso e il più possibile oggettivo delle condotte infantili e dei comportamenti degli altri soggetti affettivamente significativi.
Tuttavia, prima della preziosa collaborazione con Mary Ainsworth, Bowlby non aveva ancora articolato in modo sistematico la sua teoria. Le ricerche successive spostarono l’analisi dagli effetti della separazione precoce sui bambini alla qualità dell’interazione nella diade madre-bambino.
Gli studi di Mary Ainsworth
I primi studi di Ainsworth si focalizzarono sulla separazione madre-bambino in linea con le prime teorie bowlbiane, consistenti nell’osservazione diretta. L’autrice osservò particolari comportamenti nei bambini (da uno a tre anni) che, una volta in grado di muoversi autonomamente, facevano sempre riferimento alla madre per iniziare le loro esplorazioni.
L’allontanamento avveniva in maniera frequente quando il bambino poteva contare sulla presenza della figura materna; i bambini tornavano di tanto in tanto quando erano turbati o spaventati o in caso di ricerca di sicurezza e amore che li avrebbe stimolati a nuove esplorazioni. Nei casi in cui le madri si assentavano, le esplorazioni diventavano meno frequenti oppure cessavano direttamente.
Quando il bambino percepiva il timore che la madre si allontanasse il desiderio di esplorazione non si manifestava. Durante le sue osservazioni Ainsworth notò che nei comportamenti dei bambini si manifestava una costante: in presenza della madre esploravano; se la mamma se ne andava protestavano; quando la mamma tornava si calmavano.
Queste osservazioni la portarono ad elaborare il concetto di base sicura (Ainsworth, 1982) secondo il quale una madre normalmente attenta fornisce al figlio un punto di riferimento da cui egli può partire per esplorare e dal quale tornare in caso di bisogno.
Il processo di esplorazione attivato dalla curiosità del bambino comporta anche timore e incertezza, sentimenti dai quali il bambino ha bisogno di essere rassicurato per avere fiducia in sé stesso. Questo sistema permette il formarsi di un equilibrio dinamico tra i bisogni di protezione e il desiderio di esplorare il mondo, un sistema di regolazione tra madre e bambino che si sviluppa durante il primo anno di vita.
In base a queste osservazioni Ainsworth elabora nel 1978 una situazione sperimentale, la Strange Situation Procedure (SSP), con lo scopo di individuare delle costanti nell’organizzazione della relazione di attaccamento. Grazie a questa procedura che è stato possibile osservare una enorme quantità di condotte dei genitori e dei bambini che ha permesso l’identificazione e la classificazione dei diversi pattern nella relazione madre-bambino mettendo in risalto l’importanza delle differenze individuali nei modelli di relazione.
Sotto-tipi di attaccamento
L’Autrice ha iniziato i suoi studi sulle separazioni, osservando costruzione e rottura dei legami secondo le indicazioni degli studi bowlbiani dando però un taglio originale e innovativo. Con lo sviluppo della SSP ha permesso di valutare e misurare i pattern, contribuendo a rendere più chiaro ed elaborato il concetto di attaccamento (1971).
Attaccamento Insicuro – Evitante. Molti bambini evitano la vicinanza con la madre mostrando una certa indifferenza e rivolgono l’attenzione al gioco e all’ambiente. A sua volta la madre attiva rari segnali interattivi. Spesso non piangono durante la separazione e se lo fanno l’estraneo ha potere pari a quello della madre per consolarli. Se si verificano interazioni, sono distanti. Il bambino “evitante” appare ipoemotivo e non ha reazioni di rabbia. Quando la madre torna il bambino non si avvicina e non mostra comportamenti atti a ricercare conforto.
Attaccamento Sicuro. I bambini giocano tranquilli finchè la madre è presente. La loro attenzione è focalizzata coerentemente sia sul genitore che sull’attività esplorativa. Percepiscono la mancanza del genitore alla prima separazione e piangono alla seconda. Protestano e non accettano che l’estraneo li consoli. Il contatto col genitore li tranquillizza velocemente il quale sembra rassicurarli profondamente: si rivolgono alla madre e cercano la sua vicinanza (cercano di essere presi in braccio) prima di tornare al gioco esplorativo.
Attaccamento Insicuro – Ambivalente. Il bambino mostra segni d’ansia anche in presenza della madre, la quale sembra non riuscire a tranquillizzarlo e in qualche modo a contenerlo emotivamente. La separazione lo sconvolge e questo perdura anche al ritorno della madre che tenta invano di consolarlo. Sembra paradossalmente che il ricongiungimento con la madre, la cui separazione aveva prodotto angoscia, non produca effetti positivi. Il bambino si avvicina ma attraverso segni di rabbia (resistenza) o passività (immobilizzazione). Non riesce a tranquillizzarsi, non riprende l’esplorazione, continua a focalizzare la sua attenzione sul genitore e a piangere.
Un altro contributo importantissimo è stato quello di Mary Main. Durante gli studi nella SSP, Main osservò che vi erano alcuni bambini che non rientravano nei profili già individuati e introdurre un nuovo pattern:
Attaccamento disorganizzato. Emergevano a volte dei comportamenti non classificabili secondo il modello tradizionale (insicuro-ambivalente, sicuro-autonomo, insicuro-evitante). Il bambino appariva angosciato dalla separazione e difficilmente tranquillizzato nell’episodio di riunione. Cercava il contatto con la madre con prepotenza e spesso la respingeva. Il gioco esplorativo era decisamente inibito.
Nel 1986 la ricercatrice insieme a George Solomon introdussero il concetto di disorganizzazione dell’attaccamento per descrivere quei comportamenti che non rientravano nella classificazione nei pattern individuati da Ainsworth. Inclusero il pattern D denominato irrisolto-disorganizzato.
Conclusioni
La qualità dell’attaccamento sperimentato nell’infanzia, può costituire un fattore protettivo nei confronti di un sano sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale, oppure un fattore di vulnerabilità come nei casi di attaccamento insicuro/ambivalente e insicuro/evitante o di rischio per esiti psicopatologici come nel caso dell’attaccamento disorganizzato/disorientato.